Stanotte è morto Nelson Mandela una delle personalità più grandi del 900 e, per certi versi, di sempre, per il grande messaggio di uguaglianza, di pace e soprattutto di speranza, che ci ha lasciato. Ha realizzato quello che tutti credevano impossibile: sconfiggere l’apartheid, per lungo tempo tollerata e protetta da osceni interessi economici e di potere. Dopo averla sconfitta in vece della plausibile vendetta, ha guidato il suo popolo verso la riconciliazione perché tutti gli uomini sono uguali.
Per quelli della mia generazione che hanno condiviso in piazza e nei congressi di partito, il grido di libertà per Nelson Mandela che i delegati dell’African National Congress, portavano nel mondo quando Madiba, (questo il nome affettuoso con cui il popolo sudafricano chiamava la sua guida) era in prigione; che si è commosso nel sentire nei concerti Miriam Makeba cantare “Nkosi sikelel' Afrika”, quell’inno proibito poi diventato inno nazionale del Sudafrica, che in sette lingue dal swahili fino all’afrikaner, la lingua degli oppressori, diceva “Dio benedica l’Africa”, oggi sente il dovere di ricordare alla sua base associativa la grandezza di quest’uomo.
Lo faccio riproponendo una sua affermazione che è un insegnamento e racchiude anche l’essenza del nostro essere AIAB: “Un vincitore è solo un sognatore che non si è mai arreso”
Noi siamo stati e dobbiamo continuare ad essere questo: dei sognatori che non si arrendono supinamente a un modello di sviluppo iniquo che brucia risorse oltre ogni il limite, incurante dei bisogni di tutti; sognatori che non si arrendono all’arroganza della lobby OGM e alla scorciatoia della chimica nei campi, perseguendo l’obbiettivo della sovranità alimentare per tutti i popoli.
Continueremo a trovare la forza di lavorare per un mondo migliore anche nel rispetto del suo insegnamento.
Grazie “Madiba” 

Mandela a Rosarno

Madiba ci saluta.
La lotta per la giustizia, l’uguaglianza, il riscatto, l’emancipazione da apartheid e povertà ha avuto in lui un faro assoluto.
In vita è già divenuto simbolo e lo vogliamo accompagnare oggi in un luogo simbolo: Rosarno. In realtà, non-luogo dove il diritto è sospeso, l’equità lacerata, la fratellanza violata, la dignità stuprata.
Il lascito di Mandela appartiene a ogni uomo libero, a ogni società giusta o che aspira a esserlo. Ci piacerebbe appartenesse a Rosarno, a tutte le Rosarno d’Italia, molto più numerose e invisibili di quanto fingiamo di credere.
Rosarno dedichi la piazza principale alla sua figura, ne ospiti una targa nella sala del Consiglio comunale, lo faccia cittadino onorario eterno, lo renda talmente immanente a ogni interstizio di quel territorio da impedire sfruttamento, abusi, razzismo, vergogna.
E da lì a ogni altra Rosarno d’Italia e del mondo.
Ciao Madiba!