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06/10/2016

Lettera del presidente Vizioli su vigilanza per il sistema bio.

Vigilanza e controlli sono lo strumento di garanzia per una crescita sana
Roma 06/10/2016. Il trend positivo della domanda interna di prodotti biologici, in crescita a doppia cifra da almeno tre
anni, insieme a quella del mercato mondiale, ha trainato la crescita dell’intero settore biologico in
termini di operatori, superfici e interesse di grandi marchi e distribuzione organizzata, questi ultimi fino
a poco tempo fa, molto tiepidi se non addirittura ostili, verso l’agricoltura biologica.
Un incremento avvenuto in assenza di scelte di politica agricola nazionale e regionale, con il biologico
che è andato ben oltre i magri obbiettivi che, salvo rare eccezioni, le Regioni hanno stabilito nella
stesura dei PSR e che, alla luce dei fatti, dovranno essere rivisti. Così come il ruolo di supporto della
Rete Rurale che, nonostante l’atteggiamento positivo del Ministero, sembra ancora pervasa da ottuso
ostracismo verso il biologico, tanto che su oltre 50 schede di progetto ne ha dedicate appena 2 al
biologico e solo dopo forti pressioni.
E’ una evoluzione che consideriamo a pieno titolo una vittoria del movimento per l’agricoltura
biologica a cui AIAB ha dato vita e, da oltre 30 anni, sostiene nei valori fondanti con idee, progetti,
campagne e ricerca.
Siamo però molto coscienti che una crescita così imperiosa comporti anche dei rischi se non
governata, indirizzata, supportata tecnicamente, controllata e sostenuta con ricerca e
sperimentazione per il biologico e non sul biologico.
La nuova “fame di prodotto” per il posizionamento di grandi marchi e distribuzione organizzata, che
giustamente non vogliono perdere fidelizzazione del cliente, non avendo una linea dedicata al settore
emergente dell’agroalimentare, rischia di far prendere scorciatoie pericolose.
Pesa su questo l’assenza di una scuola italiana di agricoltura biologica, essendo un tema rimasto
fuori dai programmi universitari e degli istituti tecnici per l’agricoltura, nonché la cronica assenza di
ricerca, mai finanziata e che stenta anche a vedere assegnati i fondi dedicati, provenienti dalla “tassa
sui pesticidi”, sempre utilizzati in progetti con respiro breve e frettolosamente assegnati per mancanza
di programmazione e strategia.
Insieme a questi limiti evidenziati su cui il Piano Strategico Nazionale per il Biologico è un primo
piccolo passo che però necessita di forte accelerazione, oggi emerge con forza l’importanza del ruolo
del sistema di controllo che è alla base del sistema di garanzia punto di forza che il biologico offre al
consumatore e a tutti gli operatori.
Ribadendo che per noi il biologico deve essere certificato, chiediamo nuovamente agli organismi di
controllo di farsi veri garanti del sistema, avendo da subito un cambio di passo verso la terzietà, pari a
quello che sta avendo tutto il settore produttivo e distributivo.
Parimenti deve crescere il sistema di vigilanza sull’operato degli O.d.C che in molte Regioni va
rafforzato e non indebolito dai tagli di bilancio ma in molte altre, letteralmente attivato per ripristinare il
ruolo di autorità di controllo nazionale e regionale previsto dalla normativa.
L’ufficio del Ministero per l’agricoltura biologica si faccia promotore di questa azione perché la
vigilanza ed il necessario coordinamento, è fondamentale anche per intervenire sull’unicità della
norma che oggi, per accontentare il nuovo cliente, ha spesso interpretazioni a dir poco fantasiose,
diverse nei territori e tra organismi di controllo, che vengono scelti anche in funzione di questa
disponibilità. Esempio eclatante sono i tempi e i modi della conversione, in particolare zootecnica,
dimenticando che la fase di conversione è elemento tecnico strategico per fare bene biologico e non
solo fastidiosa attesa per arrivare alla certificazione.
Per esaltare l’indispensabile terzietà degli organismi di controllo è necessario vietare tariffari basati
sulla percentuale di prodotto venduto, su altri servizi forniti alle aziende sotto mentite spoglie, sulla
proprietà di marchi certificati dalla stessa, mischiando ruolo di controllo, con quello di promozione e
attività commerciale.
Inoltre si presti la massima attenzione alle importazioni da paesi terzi, sempre più imponente, dove
non essendoci un regolamento considerato reciproco a quello europeo, esiste il “rapporto di
equivalenza”, cioè un’interpretazione di conformità dell’organismo di controllo, inviato e pagato
dall’importatore. E’ noto come questa sia una delle principali debolezze, non a caso tutti gli scandali
sono passati anche da quella porta e che il nuovo regolamento europeo si sia impantanato anche su
questo.
E’ poi importante che sia il Ministero, sia le Regioni, sia Accredia rendano facilmente consultabili le
eventuali sanzioni comminate agli o.d.c. e che organismi colti in fallo su questioni gravi che, purtroppo
ci sono state, non rientrino con troppa facilità nel sistema senza mai pagare il danno fatto a tutto il
settore.
E’ indispensabile che si intervenga a tutto tondo, con una priorità sui controlli perché, se molti marchi
commerciali dopo l’acquisto di prodotto certificato fanno ulteriori controlli analitici, se dai consumatori
oltre all’interesse persiste la domanda: “sarà vero?”, se continuiamo ad avere la spada di Damocle di
scandali, tutti commerciali e non di singoli produttori, qualcosa ancora non funziona come dovrebbe, e
va immediatamente risolto, perché questa splendida occasione di sviluppo dell’agricoltura italiana non
deve essere messa a rischio dal fatto che basta che il mercato cresca.
Continueremo a intervenire sulle tante necessità che servono a questo settore per contribuire ancora
alla crescita dell’agricoltura biologica e biodinamica, unici modelli sostenibili di agricoltura. Con questa
richiesta vogliamo che il sistema di controllo resti valore aggiunto e non criticità essendo uno
strumento di garanzia per consumatori e produttori. Su questo gli stessi organismi e gli Enti coinvolti
agiscano con fermezza espellendo dal sistema chi lo mette a rischio.
Vincenzo Vizioli
Presidente di AIAB

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