“A OGNUNO DI FARE QUALCOSA”
Aldo Capitini
PER FERMARE LE SEMENTI OGM,
PER LA PACE E LA SOVRANITA’ ALIMENTARE
LA POSTA IN GIOCO
La questione sementi geneticamente modificate, di proprietà di pochissime multinazionali, non mette in gioco solamente la salute dell'uomo e dell'ambiente ma anche l'ipoteca sullo sviluppo rurale dei nostri territori, la proprietà del cibo e, quindi, la pace, nel senso più alto della parola. Se questa è la posta in gioco, l'invito di Aldo Capitini a Istituzioni, Enti e a ognuno di noi, a prendersi le proprie responsabilità con atti concreti, diventa, se possibile ancora più attuale.
E’ indispensabile che il MIPAF e le regioni agiscano subito a tutela dei cittadini e dei territori.
CHI DIFENDE I DIRITTI DEI CITTADINI?
Oggi come non mai, dopo che il Commissario Europeo alla salute, ha autorizzato la semina di un tipo di patata geneticamente modificata ed il consumo a fini alimentari di tre varietà di mais transgenici, ci chiediamo quali siano gli interessi che la Commissione Europea tutela. Quelli dei cittadini consumatori e dei piccoli e medi produttori agricoli del vecchio continente, o piuttosto quelli di poche, potentissime, multinazionali biotech?
La risposta è tanto scontata quanto desolante. La patata Amflora infatti, contiene un gene "marker" che le conferisce resistenza a un antibiotico importante per l'uomo, utilizzato anche nella cura della tubercolosi. I rischi per la salute umana potrebbero essere dunque elevati.
Date queste condizioni, che riguardano la salute dei cittadini, è spontaneo chiedersi come è possibile che l’EFSA (la “presunta” Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) abbia sostenuto una decisione così grave. La risposta è ancora più preoccupante; l’EFSA esprime il suo giudizio non sulla base di autonome indagini e verifiche sperimentali, ma sulla base dell'analisi della documentazione fornita dalla stessa multinazionale interessata alla vendita. Insomma, nonostante i precedenti si chiede all'oste se il suo vino è buono!
QUALE L’IMPATTO SULLA SALUTE E SULL’AMBIENTE?
E’ vero che nessuno ha ancora dimostrato che gli OGM fanno male, anche se alcuni studi stanno sollevando più di un dubbio, sia sulla salute umana sia su quella dell'ambiente ma è altrettanto vero che nessuno ha dimostrato che non lo fanno. Invece di far prevalere il principio di precauzione si sta riproponendo il percorso fatto con i pesticidi: “quando dimostrerete che i nostri principi attivi sono cancerogeni, noi li togliamo dal mercato”, spostando l'onere della prova e del rischio, sulla collettività e non su chi ci guadagna.
I fatti ci hanno tristemente insegnato che i tanti pesticidi dimostratisi mutageni, teratogeni e cancerogeni, sono stati tolti dal mercato solo alla scadenza del brevetto, cioè a danno fatto e quando avevano già dato il massimo del profitto possibile. Gli attuali detentori dei brevetti delle sementi GM, sono quelle stesse multinazionali che in nome del loro profitto non hanno avuto scrupoli a mettere sui campi e nel cibo molecole dannose per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
LA MANIPOLAZIONE GENETICA E DELLE INFORMAZIONI
Di fronte al dato di un 70% dei consumatori che non vogliono OGM nel piatto, che stroncherebbe qualsiasi prodotto sul mercato,
si continua nel volerli imporre, facendo girare informazioni sulla bontà delle manipolazioni genetiche, a dir poco irritanti. Abbiamo sentito dire che “tutte le piante sono geneticamente modificate perche frutto di incroci e che la stessa specie umana lo è”. E’ noto che la gran parte delle piante coltivate sono il risultato di secoli di selezione e di incroci tra piante ma della stessa specie, così come per l’uomo l’incrocio è tra razze tutte appartenenti all’umana specie. Gli OGM sono invece creazioni artificiali in cui si combina il regno animale con quello vegetale, andando ben oltre le barriere naturali e creando organismi viventi impossibili in natura, di cui non si può prevedere l’impatto ambientale.
Anche il beneficio ambientale perché gli OGM riducono l’uso di pesticidi è un’altra grande falsità, perché la quasi totalità dei brevetti di sementi GM commercializzate, è resistente ad un pesticida specifico venduto in abbinamento obbligato con la semente, che può essere usato in dosi massive senza danneggiare la pianta. Non a caso negli USA dall’esplosione degli OGM l’uso dei pesticidi è aumentato del 10%.
C’è poi la retorica sulla maggiore resa a sostegno del reddito dei contadini, messa in discussione sia dai dati sperimentali che non dimostrano mai differenze significative e, non sempre superiori ma soprattutto il dato certo dei maggiori costi legati alle royalties sui brevetti.
da Marco Pagani - Genetica e ambiente
Sulla loro sicurezza alimentare poi, la garanzia che gli americani mangiano OGM da oltre 10 anni senza problemi, dal punto di vista scientifico ha del ridicolo. Detto che, come in Europa, ai consumatori non è concesso il diritto di saperlo con un’adeguata etichettatura, non esistono studi epidemiologici in merito, non sapendo chi consuma OGM, di quale tipo, in che quantità, da quanto tempo, tutti dati indispensabili per uno studio epidemiologico che oggi nessuno ha fatto. Anzi, studi realizzati su cavie, stanno evidenziano invece problemi tra i quali nuove allergie e intolleranze.
A questo punto esce il jolly, giocato anche con il sostegno di monsignor Sanchez Sorondo, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze: “però risolvono il problema della fame nel mondo”.
Che anche questa sia una sporca bugia ce lo dice proprio chi sulle manipolazioni genetiche è un luminare, il Prof. Francesco Salamini, ex direttore del Max Plank Institute per le biotecnologie, che ammette: «Gli Ogm non sono la risposta al problema della fame nel mondo. Dal punto di vista scientifico possono essere una delle tante opzioni, ma la fame dipende da altre condizioni che esulano dalla scienza: guerre, politiche di assistenza allo sviluppo, educazione. Sono queste le cose su cui bisogna intervenire in Africa prima di pensare a un cibo diverso». E se ciò non bastasse si rifletta se al Sud del mondo servono sementi che sono resistenti ai pesticidi ma non alla siccità, che costano di più, che non sono riseminabili e vanno ricomprate ogni anno, che hanno bisogno di maggiore energia e tanta acqua. Il suicidio di tanti contadini indiani che affidatisi agli OGM hanno perso tutto, è la tragica risposta.
La salvezza dei poveri infatti, non è mai stato il principale interesse delle multinazionali come dimostra l’ignobile beffa del Golden rice, propagandato proprio come l’impegno dell’industria biotech per il terzo mondo, perché grazie alla manipolazione genetica contiene la provitamina A, la cui carenza è causa di gravissime malattie, soprattutto nei bambini; non dicendo però che il betacarotene si scioglie in ambiente lipidico in rapporto 2 a 1 ma il riso è un amido e fa passare quel rapporto a 12 a 1 così che un bimbo di 3 anni, per assumere la dose consigliata di betacarotene deve mangiare 1,1 kg di riso che cotto diventa 2,8 kg.
SE FOSSE TUTTO VERO PERCHÉ NON DICHIARARLO IN ETICHETTA
Se poi fosse vero che aiutano l’ambiente, risolvono il problema della fame nel mondo e favoriscono l’agricoltore nella produzione, la domanda che ci si pone è perché con tutte queste buone caratteristiche non vogliono mettere in etichetta la parola: “contiene OGM”, imponendo la contaminazione accidentale e perpetrando la frode verso il consumatore che vuole poter scegliere? Perché di fronte ad una percentuale così alta di consumatori che dichiarano di non volerli, contro ogni logica di mercato si continua a volerli imporre? Perché imporli all’agricoltore che alla massificazione standardizzata delle produzioni può rispondere solo con la qualità e tipicità caratteristica dei territori?
Studiando i dati della FAO esce una risposta inquietante. Delle oltre 7000 specie utilizzate per fini alimentari dall’uomo, oggi se ne coltivino poco più di 100 e solo 3 di queste forniscono più del 50% dell’alimentazione umana. Impossessandosi tramite brevetto di tre sole specie, si controlla la sovranità alimentare del pianeta! Fosse è questo il vero obbiettivo delle multinazionali biotech?
Forse e sottolineo forse, gli OGM non fanno male alla salute ma rischiano di fare tanto male alla democrazia.
AGIRE SUBITO A TUTELA DELLA SALUTE E DELLE PRODUZIONI
Non dimentichiamo, però, che anche in Italia siamo in emergenza e che dalla nostra regione manca un pronunciamento chiaro e forte! Mancano pochi giorni all’applicazione della sentenza del Consiglio di Stato italiano che si è espresso a favore della coltivazione di mais Ogm in Italia. Se il governo e il ministro dell'agricoltura Zaia non si muovono urgentemente, facendo appello alla clausola di salvaguardia, già utilizzata da altri paesi europei, ad aprile potremmo avere i primi campi coltivati a Ogm nel nostro paese, con altissimo rischio di contaminazione accidentale irreversibile, con grave danno proprio dei prodotti biologici.
Nello stesso tempo bisogna dare anche risposte che devono partire dai territori. Anche la questione OGM è un’occasione per capire come si pone chi vuole governare.
La Regione Umbria deve uscire dall’ambiguità e prendere posizione chiara e decisa sulla coesistenza, a tutela del suo territorio e delle sue produzioni e soprattutto, garantendo il diritto di poter coltivare la tipicità senza dover subire contaminazioni indesiderate.
Nel nostro territorio fatto di piccole aziende e di produzioni tipiche, la coesistenza tra piante OGM e agricoltura sana è impossibile.
Partendo poi, dal dato che a un’agricoltura che vede nel legame con il territorio e nella biodiversità di colture e sapori, la sua forza principale, le colture GM non servono, anche perché minano alle basi il diritto alla sovranità alimentare, la richiesta inderogabile è quella di un territorio libero da OGM.
Intanto noi produttori biologici e cittadini consapevoli dobbiamo continuare a fare e pretendere cibi sani e buoni per chi li mangia e per l’ambiente in cui sono prodotti.
Come ci ha insegnato Aldo Capitini:
“A OGNUNO DI FARE QUALCOSA”
Ma subito però!
Dichiarare il territorio libero da OGM
per il diritto alla sovranità, alimentare è un bel modo di aderire
alla marcia della pace
Liberi da OGM
Per il diritto alla
Sovranità alimentare
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