Sei in : Home / News / Obiettivo 100.000 ettari. In Umbria va raddoppiata la superficie agricola utilizzata per il bio. Aiab sollecita Morroni (Regione) e la “triade”
Portare il biologico oltre quota 100mila ettari di superficie agricola utilizzata (S.A.U.) in Umbria. Questo dovrebbe essere l’obiettivo da raggiungere entro il 2027: estendere il bio al 30% della Sau è la sfida lanciata da Aiab e Federbio sulla nuova Politica agricola comunitaria (Pac) e il Pnrr, obiettivo della coalizione #CambiamoAgricoltura formata in ambito nazionale. Un incontro tenuto con il Ministro Patuanelli ha dato risultati incoraggianti (leggi qui).
Attualmente la superficie lavorata a biologico in Umbria riguarda 1400 aziende:18mila ettari di terreni a seminativo, oltre mille di vite, più di 6000 di olivo, circa 20 mila di prato-pascolo e boschi. Un insieme che copre il 14% dei circa 340 mila ettari della Superficie Agricola complessiva dell’Umbria.
Aiab Umbria si prepara a incalzare l’assessore Morroni e la “triade” formata da Cia, Coldiretti e Confagricoltura ostinatamente contrarie alla trasformazione delle coltivazioni in termini di vera sostenibilità. Un vero e proprio test di credibilità per chi governa l’Umbria in tema di “politiche verdi” e contrasto del riscaldamento globale.
La partita principale si sta giocando sui tavoli ministeriali per il Piano strategico nazionale: questo dovrebbe includere il settore biologico in tutti e 9 gli obiettivi evidenziati dallo stesso Psn, ma non è così. Al metodo biologico viene lasciato spazio solo in uno degli obiettivi mentre tutti, contengono riferimenti alla “sostenibilità”.
Aiab e FederBio avevano esposto ufficialmente il loro dissenso in merito già con una lettera al ministro Patuanelli e al sottosegretario Battistoni, poi ribadita nell’incontro avuto: i metodi di agricoltura organica sono centrali per il contrasto ai cambiamenti climatici per la tutela dell’ambiente e della biodiversità; inoltre è l’unico sistema regolamentato a livello europeo e che certifica la sostenibilità dei processi agricoli.
Questi sono i motivi alla base della proposta di vincolare a biologico almeno un terzo della S.a.u. nazionale e stanziare 900 milioni di euro (in ambito nazionale) sia attraverso un ecoschema per il biologico (nel primo pilastro della Pac), sia attraverso le misure agro-climatico-ambientali dello Sviluppo Rurale di competenza delle Regioni.
Nonostante questa rilevanza ormai universalmente riconosciuta le associazioni dei produttori bio non sono state ancora ammesse ai tavoli di confronto politico – strategico tra istituzioni (Ue, Stato, regioni) e associazioni di categoria. Sembra però che il biologico in Italia, non sarà riconosciuto su uno dei due pilastri che regolano la nuova PAC (in ambito nazionale) sia attraverso un eco-schema per il biologico (nel primo pilastro della Pac), sia attraverso le misure agro-climatico-ambientali dello Sviluppo Rurale di competenza delle Regioni.
Nonostante questa rilevanza ormai universalmente riconosciuta le associazioni dei produttori bio non sono state ancora ammesse ai tavoli di confronto politico – strategico tra istituzioni (Ue, Stato, regioni) e associazioni di categoria. Sembra però che il biologico in Italia, non sarà riconosciuto su uno dei due pilastri che regolano la nuova PAC
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