Forte di 58.306 ettari coltivati con metodo biologico, pari al 19,3% della superficie agricola totale, l’Umbria si sta avvicinando all’obiettivo europeo del 25%, fissato per il 2030, dal Piano d'azione per lo sviluppo della produzione biologica, adottato dalla Commissione Ue il 25 marzo 2021.
E’ questo il quadro regionale in vista della Giornata europea della produzione biologica che cade, ogni anno, il 23 settembre: una scadenza fatta propria da Aiab Umbria con attività in campo del progetto SEI Bio-As, scuola esperienziale itinerante di agricoltura sociale dove aziende biologiche accolgono persone con fragilità includendole nel loro programma di lavoro. La dimostrazione di come la bio agricoltura sociale sia buona due volte: perché realizza prodotti sani e buoni per chi li mangia e per l'ambiente in cui sono coltivati; perché, insieme, è servizio di welfare sociale. Prodotti che vengono distribuiti grazie al G.O.D.O. (Gruppo organizzato di domanda e offerta) che AIAB Umbria promuove da oltre 20 anni.
Nelle due province di Perugia e Terni, le aziende registrate di questo settore sono 2110: 1511 sono aziende di sola produzione bio, 410 producono e preparano (ovvero trasformano e confezionano), 177 preparano esclusivamente bio, 12 importano. Cifre fornite da Sinab per l’anno 2023. Se confrontate a quelle del 2014, indicano una crescita nel decennio in tutte le specializzazioni: le aziende produttrici sono aumentate del 69,5%, quelle trasformatrici del 29,2%, le produttrici trasformatrici registrano più 124%, l’importazione fa +100%.
Una tendenza che rimane incoraggiante e che cerca di mantenere una propria significativa presenza anche grazie alla rete distributiva “autogestita” (negozi specializzati, mercati e gruppi d’acquisto), un “davide” che resiste davanti al “golìa” della Grande distribuzione organizzata (Gdo) che controlla quasi il 60% del settore.
Come se tutto ciò non bastasse l’agricoltura delle piccole aziende bio è chiamata ad arginare le difficoltà generate dalla virata che l’Unione europea ha impresso alle sue politiche di salvaguardia e trasformazione agro-ambientale: nel 2020 la strategia “Farm to fork” (dalla fattoria alla tavola), parte integrante del “green deal”, e il Piano d’azione dell’anno successivo. Entrambe sono state indebolite dall’allentamento delle prescrizioni sulla riduzione dei pesticidi e la riduzione di percentuale per le superfici agricole da rinaturalizzare.
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